Vi consiglio un libro: "Il Piacere", Gabriele D'Annunzio

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pianista92
view post Posted on 27/6/2010, 00:35




E' favoloso :)

Il romanzo si apre al centro dell’azione narrata: Andrea Sperelli, il protagonista, è nelle sue stanze, in attesa dell‘ex amante, la duchessa di Scerni, Elena Muti, che ha accettato il suo appuntamento dopo una lunga separazione.

Mentre pregusta la gioia che la visita dell’amante gli procurerà, Andrea ripensa al “giorno del gran commiato”. Elena lo ha lasciato senza una spiegazione, durante una gita romantica “fuori della Porta Pia”, adducendo come unico motivo il fatto che deve partire. I gesti e le parole di entrambi dimostrano che il loro amore non è finito; essi si amano e si desiderano come nei momenti più alti del loro rapporto, eppure quella inebriante relazione deve concludersi.

L’attesa dell’incontro si prolunga, tra paure improvvise e ansie palpitanti; ma dentro di sé Andrea è sicuro che la messinscena predisposta avrà ragione di eventuali ritrosie di Elena, che nel frattempo si è sposata con un Lord inglese.

L’arrivo di Elena pone fine alla lunga attesa: in quei luoghi, dov’è stata felice, la donna subisce il fascino del ricordo e delle cose predisposte dall’amante; ma cerca disperatamente di resistervi. Andrea, invece, abbagliato dal suo splendore presente quanto dal ricordo di una sfrenata passione, è più che mai intenzionato a farla nuovamente sua. La commozione e l’ardore che prova gli suggeriscono parole infiammate, seppur menzognere, tali da accendere l’animo della donna, che tuttavia continua a resistergli. Tanto che, quando l’amante fa diventare più pressanti le sue avances, non esita a porre la “domanda crudele” per fermarlo: “Soffriresti tu di spartire con altri il mio corpo?”. L’incontro tra i due si chiude su questa battuta.

A questo punto inizia il viaggio a ritroso che ha per apertura la descrizione del protagonista: il conte Andrea Sperelli-Fieschi d’Ugenta. Rimasto signore di una discreta fortuna in giovane età per la morte del padre, è il nobiluomo alla ricerca del grande amore, educato “al culto della Bellezza”.

L’incontro con Elena Muti, giovane vedova, fa presagire il raggiungimento della meta. Il loro è un amore annunciato: entrambi giovani, belli, liberi da vincoli, amanti dei piaceri della vita e squisiti cultori del bello in tutte le sue forme, non possono che arrendersi, e volentieri, alle circostanze. La loro conoscenza avviene durante un ricevimento organizzato dalla cugina di Andrea, Francesca d’Ateleta.

L’indisposizione che colpisce Elena impedisce loro di vedersi per qualche giorno, ma l’impazienza di Andrea non conosce ostacoli, così si reca direttamente a casa della donna e viene ricevuto, a differenza dei precedenti visitatori, nella camera dell’inferma. Sarà lì che si consumerà per la prima volta il loro amore.

Tuttavia, proprio quando l’amore tra i due è al culmine e la stagione primaverile, ingentilendo le cose, sembra preludere a una nuova fase del loro rapporto giunge l’addio di Elena, improvviso e immotivato. Il colpo inatteso tramortisce Andrea, che per reazione si lancia in una serie di avventure, agevolate dalla fama ormai acquisita di conquistatore. Naturalmente le “prede” sono tutte titolate e bellissime. Gettatosi a capofitto nel “Piacere”, non riesce a stordirsi a sufficienza, non tanto da dimenticare l’amata, delle cui seconde nozze gli giunge intanto notizia. Nel corteggiare Donna Ippolita Albonico trova ostacolo nella gelosia dell’amante della donna, tanto che i due rivali giungono a sfidarsi a duello. Dall’alto della sua migliore preparazione tecnica Andrea domina facilmente l’avversario, toccandolo a più riprese con lucida freddezza; ma un colpo fortuito e rabbioso del rivale lo tramortisce.

Andrea trascorre la convalescenza nella campagna di Rovigliano, a villa Schifanoja, sotto le vigili cure di sua cugina, la marchesa Francesca d’Ateleta. Immerso nella contemplazione e nello studio, fra gli altri, dei libri sacri indiani, si purifica, rinnegando la vita precedente, il piacere, il desiderio e gettandosi nuovamente nella fatica-ebbrezza della composizione.

Intanto giunge a Schifanoja un’amica di Francesca, Donna Maria Ferres, la moglie del ministro plenipotenziario di Guatemala. La sua cosa più bella sono i capelli, il suo amore più dolce è per la figlia, il suo aspetto è monacale, la sua ritrosia è assoluta: è insomma l’esatto contrario di tutte quelle donne che sono passate nel letto e nel cuore di Andrea e proprio per questo egli fortemente se ne invaghisce, pur continuando inconsciamente a pensare ad Elena.


Nel dichiararsi Andrea sceglie attentamente le sue parole: contenute nella forma e negli atteggiamenti; pronte per essere interpretate come irresistibile slancio passionale, ma contemporaneamente del tutto rispettose e testimoni della disposizione al sacrificio, alla rinuncia. L’ingenua e casta Maria è in grande affanno, travolta dagli eventi che la vedono in bilico tra una prudenza radicata e il turbine di sensazioni nuove e sconvolgenti da cui non sa difendersi.

L’alternata presenza della figlia può ancora toglierla d’impaccio, lasciando Andrea senza una risposta, senza un’indicazione certa dei suoi sentimenti. Tanto che d’Annunzio, pur avendo fatto ampiamente intuire il turbamento della donna e presagire il suo cedimento, ricorre a questo punto ad un espediente narrativo, inserendo nel testo pagine di diario della Ferres, che ripercorrono le stesse vicende, più alcune seguenti, fino alla partenza di tutti gli ospiti da villa Schifanoja.

Così si apprende che Maria si illude che il rapporto con Andrea, da cui è fortemente tentata, possa avere un suo percorso silenzioso, del tutto platonico e neppure manifestato, ma Andrea incalza l’amata, non le dà tregua, rinnova le sue profferte d’amore trasformandole in moto passionale incontenibile: Maria, infine, è costretta a confessare il proprio amore.

Quando ancora non si è ripresa dallo choc di avere dovuto rivelare il suo terribile segreto, un altro dolore giunge a tormentarla: si rende conto infatti che Francesca, l'adorabile amica, soffre in silenzio per suo conto della situazione, essendo segretamente innamorata del cugino.

La partenza da Schifanoja viene vista da Maria come una fuga salutare ed opportuna ma al tempo stesso come frutto di sofferenza per l’abbandono di Andrea, profondamente amato.

Andrea, tornato nel pieno delle sue forze, si reca nuovamente a Roma. Ancora un po’ toccato dal ricordo di Maria Ferres, mette da parte ogni scrupolo e si getta nella vita di un tempo con un entusiasmo sforzato. Il ritorno in grande stile al Piacere non soddisfa più di tanto Andrea: donne, bella vita, Roma, Londra e Parigi, gli lasciano ora un senso di vuoto e di nausea; ciononostante non riesce a distaccarsene. E’ a questo punto che l’azione prende il giusto andamento cronologico; l’incontro con Elena Muti riporta infatti il livello narrativo al momento originario, all’indomani dell’incontro col quale si era aperto il romanzo.

Soltanto adesso Andrea viene a sapere il reale motivo per cui Elena lo ha abbandonato: la donna, sull’orlo di una gravissima crisi finanziaria, ha potuto trarsi d’impaccio solo grazie a un matrimonio d’interesse con Lord Heathfield, un ricchissimo nobiluomo inglese. Ora nel suo animo si consolida l’idea di un’Elena crudele e ingannatrice: quasi per contrasto, allora, ritorna l’immagine dolce di Maria Ferres e le due donne, come già è avvenuto, tendono a sovrapporsi.

Tuttavia la passione per la vecchia amante è troppo forte e lo Sperelli si ripromette di conquistarla nuovamente, senza la pretesa di ritrovare un amore che, nella sua più completa accezione, è ormai perduto.

Una sera viene a sapere che Maria Ferres è appena tornata a Roma. Il giorno successivo, l’incontro con la donna conferma che lei è ancora innamorata, anche se perdura una ferrea volontà di opporsi al suo desiderio. Ma Andrea ha ormai ben compreso quel carattere, per cui non corre il rischio di rovinare tutto con mosse premature. Programma quindi innocenti incontri, come la presenza ad un concerto cui assiste casualmente anche Elena. Egli sembra scorgere in entrambe della gelosia: l’insistenza di Maria nel sottolineare la bellezza della Muti, così come l’invito di quella nella propria carrozza, dopo che Maria se né andata ne sono la conferma. E infatti, dopo tanto ritrosia e freddezza, Elena lo bacia appassionatamente. Seppur attratto dall’improvviso bacio di Elena, la preda più ambita continua ad essere la Ferres, nei confronti della quale Andrea prosegue l’opera iniziata senza alcuno scrupolo, senza preoccuparsi delle continue menzogne e della perdizione cui conduce se stesso e la donna.

Intanto Elena, un po’ misteriosamente, lo invita per la notte davanti al suo palazzo: tuttavia la trepidante attesa non è ricompensata dall’arrivo della donna che ritorna a casa senza poi recarsi dall’amante. Le rose bianche predisposte per l’amore, in perfetta sintonia con la nevicata notturna, andranno allora a rendere il doveroso omaggio altrove, gettate a fascio davanti alla porta della Ferres. La donna, quasi in attesa di un simile gesto in una notte come quella, sta spiando dai vetri la strada sottostante: vedere l’amato compiere un tale gesto la convince dell’inevitabilità di quel rapporto. Per questo i loro incontri si intensificano, permettendo ad Andrea di condurla sugli itinerari preferiti dal suo cuore, quegli stessi su cui aveva condotto per mano Elena, appena due anni prima, nei giorni del loro amore.

Non bastano al conte le crescenti dimostrazioni d’affetto di Maria per dimenticare l’amante infedele. L’inutile attesa nella carrozza ha ancora di più esacerbato il suo desiderio. Così egli si trova a dovere sopportare le manie di raffinato collezionista del marchese suo consorte, pur di avere occasioni per starle vicino, per chiedere spiegazioni e riallacciare i contatti. La rabbia e il disgusto sono tali che Andrea giunge a pianificare di uccidere lui, possedere lei e poi uccidere se stesso.

Nel frattempo Maria ha finalmente ceduto, ma la mente di Andrea, ora che possiede il corpo di Maria, ritorna inevitabilmente e in modo ossessivo a quello di Elena. La Ferres diventa quindi soltanto un inconsapevole strumento per placare la sua smania, tanto che subisce la violenza dell’amante, reso quasi pazzo dal ricordo della Muti.

Continuando a frequentare il bel mondo, Andrea viene a conoscenza del grave scandalo che sta per travolgere don Manuel Ferres, sorpreso mentre barava al gioco. Chi gli racconta il fatto è proprio il giovane gentiluomo che sta per prendere il suo posto come amante della Muti; il tarlo di quel mancato possesso, in presenza di chi invece ne potrà godere, lo rode ancora più atrocemente. L’amore di Maria gli è ormai quasi indifferente, se non nella misura in cui approfitta del suo corpo per illudersi di possedere l’altra.

Intanto Maria deve affrontare la bufera dello scandalo legato al marito; ai molti debiti risponde con la messa all’asta dei suoi beni, mentre il cuore si concentra sempre più sull’amante, che è l’unico a non averla abbandonata a se stessa, seppur per motivi che lei neppure lontanamente sospetta. Cerca quindi di ricevere da quel rapporto tutte le dolcezze possibili prima di una separazione che sente come definitiva, nonostante le promesse di Andrea. Non mancano tra i due momenti di struggente tenerezza, anche se l’amante, preso dalla sua folle necessità di sovrapporre l’immagine delle due donne, la costringe spesso ad amplessi furibondi. Andrea, egoisticamente e brutalmente, giunge al punto di morsicarla con violenza durante l’amore per trattenere in gola il nome di Elena.

Andrea è talmente ossessionato che, ricevuta in confidenza la conferma che Elena ha ormai un nuovo amante, la segue mentre si reca all’appuntamento d’amore. Poi, con la morte nel cuore e l’immagine di lei nella mente, attende Maria per scaricare su di lei il suo impossibile sogno. Ma stavolta Sperelli è troppo fuori di sé, tanto che il nome così lungamente trattenuto gli sfugge di bocca. Maria, in un attimo, comprende tutto; piena di orrore e di pena se ne va, mentre Andrea disperandosi cerca inutilmente di trattenerla. E’ l’epilogo. Lo Sperelli è consapevole del completo fallimento della sua vita, nonché della crisi irreversibile di quel mondo fatato in cui ha condotto l’esistenza.

 
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